Quanti e-commerce hanno un contact form? Tutti.
Quanti hanno capito che la parola “contact”, contatto, significa anche “con tatto”? Pochissimi.
Trattare con tatto il proprio pubblico non è un’opzione. E oggi scopriamo come farlo proprio in uno dei punti di contatto che i brand con un e-commerce hanno a disposizione: il form che viene visualizzato in fase di registrazione account.
Quindi, no: non ti parlerò di un brand con personalità, oggi. Ma ad ogni modo, sì: capirai comunque come tirar fuori la personalità del tuo brand e abbracciare una comunicazione più umana e inclusiva.
A proposito, prima di iniziare: se il tema della De&I in azienda ti interessa, guarda il programma di Play Copy, il convegno immersivo sulla comunicazione strategica. Stefano Ferri, uno dei massimi esperti in Italia di diversità e inclusione, terrà uno speech su questi argomenti così preziosi. Così vitali.
Ma adesso addentriamoci nel tema di questo numero: vediamo qualche esempio di form di con-tatto e tiriamo giù l’identikit del form “perfetto” (virgoletto perché la perfezione non esiste).
Ma perché i brand vogliono conoscere il nostro genere/sesso?
Prima di rispondere a questa domanda, te ne faccio un’altra: meglio chiedere quale sia il sesso o quale sia il genere?
Trovo che la risposta data dal Governo inglese sia perfetta.
“Dovresti chiedere agli utenti il loro sesso solo se non puoi
realmente fornire il tuo servizio senza queste informazioni.
Se ti è necessario chiedere, utilizza ‘sesso’ quando hai bisogno di dati biologici
(ad esempio, se stai fornendo un servizio medico).
In tutti gli altri casi, utilizza ‘genere’”.
Fonte: Gov.Uk
E adesso provo a rispondere alla domanda, tanto semplice quanto importante: perché ai brand interessano (o hanno bisogno di conoscere) genere/sesso di chi acquista sul loro store o registra per la prima volta il proprio account?
Dando per scontato che questa informazione serva davvero ai brand, non c’è solo una ragione per cui ci chiedono sesso/genere, ma almeno una è sempre valida:
È una questione di tatto (ricordi? Con-tatto!). C’è chi è nato uomo/donna ma non si riconosce nel suo sesso biologico – e che magari non si riconosce in nessun sesso in particolar modo. E allora è una forma di cortesia, da parte del brand, chiedere a ogni persona qualcosa del tipo: con quale pronome, in quale modo vuoi che mi rivolga a te? Questa, ovviamente, è la ragione che potremmo considerare valida: il tatto.
La seconda ragione è di tipo per così dire commerciale. Ci sono dei prodotti le cui funzioni o la cui composizione cambia in base al sesso biologico. È una questione “ormonale”, mettiamola così. In merito a questo secondo punto, ti mostrerò a breve un case specifico.
Form da cui prendere ispirazione
Skin+Me è un brand che si occupa, come suggerisce il nome, di skincare. E questo brand rientra nel caso di “questione ormonale”, ovvero Skin+Me ha bisogno di sapere quale sia il sesso biologico per suggerire i migliori prodotti per quella singola persona.
In particolar modo qui, nel copy sottostante a “Why are we asking?”, apprezzo moltissimo la chiusura “Capiamo che il genere col quale ti identifichi possa essere diverso”. Copy fondamentale.
Non basta dare tre opzioni nel form: donna, uomo, preferisco non dirlo. Come fanno Nabla, o LaRinascente (con un ToV più “particolare”), per esempio – che già fanno qualcosa in più rispetto alla pletora di brand che considerano solo il binomio “uomo/donna”.
Se conoscere il genere non è funzionale a un motivo specifico, allora bisognerebbe essere davvero inclusivi e non parlare solo dei generi “uomo” e “donna”, perché lo spettro è molto più ampio di così, come ci spiega la dottoressa Paola Biondi, psicoterapeuta esperta in identità sessuali.
“Una cosa importante è considerare che ci sono generi binari e non binari.
Uomo/donna sono le opzioni di genere binario, proprio come il binario del treno: sono due, sono quelli, sono opposti. Ma i generi sono più di due e molti escono dal binario, rompono lo schema della rigidità dualistica di uomo/donna. Perché alcune persone non si sentono né uomo né donna, altre si sentono sia uomo che donna, altre oscillano tra queste due posizioni e hanno quindi un genere fluido, altre ancora non si riconoscono in nessun genere.
E allora?
Se breve possiamo accogliere l’ultima formulazione (V. Schema Uomo-donna-non binario-altro-preferisco non rispondere).
Se più esteso possiamo scegliere di includere anche altre opzioni più specifiche, come per esempio: agender, genderfluid, no binary, uomo trans, donna trans, uomo non binario, donna non binaria”.
Ciò detto, non basta nemmeno scrivere “preferisco non dirlo” o “no gender”, come fa goovi. Perché se vogliamo far bene, allora dobbiamo far bene davvero.
Dovremmo menzionare tutti i generi possibili? Nì.
Non voglio tirarla per le lunghe, quindi ti fornisco quella che reputo essere il modo più rispettoso, completo e user friendly per proporre al proprio pubblico un form di contatto inclusivo.

Riassumendo: il form “perfetto” esiste
Abbraccia il gender e l’agender.
Dà la possibilità di “personalizzare” il campo.
Considera il fatto che c’è chi vuole mantenere riserbo sui propri dati sensibili.
Questo significa creare un form di contatto… con tatto. E secondo me la dottoressa Paola Biondi approverebbe.
Ma adesso, su, a nanna.
Un sorriso,
da me